social media e ricerche qualitative

“a brand is no longer what we tell the consumer it is – it is what consumers tell each other it is”
(Scott Cook)

I social media sono oggi sempre più parte della realtà, e come tali non possono essere ignorati da chi si occupa di ricerca motivazionale. Non esiste più l’on-line e l’off-line: si tratta di una distinzione ormai superata, dal momento che sono entrambe sfere della realtà.
L’uso della rete -per altro sempre più anche in mobilità- sta drasticamente ridefinendo il modo in cui il consumatore viene a conoscenza e vive marchi, prodotti, relazioni. Per questo, l’analisi qualitativa deve concepire i social media come strumento e oggetto di ricerca: la rete come approcci metodologici time- e cost-saving, ma anche come analisi della relazione che il consumatore/la gente ha con marchi, prodotti e la realtà in genere.
Facebook è il social network più usato in Italia, e questa certo non è una novità. Ma Facebook è oggi anche il modo in cui molti di noi vengono informati, si geo-localizzano, vivono la relazione con i brand, divenendo co-creatori di significati ed esperienze. Esperienze reali, non virtuali.
YouTube è sempre più un riferimento, essendo divenuto a tutti gli effetti il secondo motore di ricerca del web. E’ il riferimento per la musica e non solo per i video, è sinonimo di streaming, entra in mobilità e non solo in-home. La ricerca di contenuti e l’entertainment stanno sempre più divenendo video-centrici, e di questo bisogna tenere conto.
Twitter, in Italia, appare ancora “un mistero” ai più, dal momento che è vissuto come una sorta di “canale ufficiale dei politici” (come le recenti manifestazioni di Mario Monti confermano). Ma è su Twitter che si alimentano molti dibattiti (certo ad opera di target selezionati) che vano dalla politica alla cultura, dal design, all’ecologia, dalla contro-informazione alla satira. E non vi è canale più vero e genuino dei cinguettii, ad uso di ricerca. A patto di saperlo usare…
Google Plus è oggi poco conosciuto e poco sfruttato, certamente sottovalutato dai più che in molti casi non lo hanno capito, ma non lo hanno neppure cercato. Siamo convinti che i tempi non siano ancora maturi, ma lo strumento ha tutte le carte in regola per crescere. Ad oggi, comunque, per certe tipologie di ricerca appare di certo fondamentale (G+ è popolato in buona parte da geeks e nerd, e dunque per certi target/prodotti può risultare un interessante terreno di studio).

Dunque, non è possibile considerare oggi la ricerca qualitativa a prescindere dai contenuti postati su Facebook, Youtube, Google Plus o Twitter: parte della realtà è lì, a portata di mouse. E in social-qualitative abbiamo sviluppato dei prodotti ad hoc, tra cui la netnografia