Nel mio lavoro prima come psicologo clinico dell’età evolutiva e poi come ricercatore di mercato (nonché come padre di due figli ormai grandi) ho sempre avuto a che fare con bambini e ho osservato con attenzione, curiosità e interesse  come sono cambiati nel tempo i loro comportamenti e le relative tappe di sviluppo.

E’ sotto l’occhio di tutti, e in particolare dei produttori di giochi per la fascia 3-10 anni, come gli interessi dei bambini si siano modificati, riducendo l’ampiezza del target di riferimento dei prodotti (ciò che piace a 3 anni a 5 rischia già di essere abbandonato);  ma si è anche sensibilmente  ridotta  l’età in cui inizia l’interesse per un prodotto: sono molto lontani i tempi nei quali la Barbie interessava bambine anche della scuola media, oggi il target di riferimento coincide con la scuola materna e al massimo l’inizio di quella elementare.

Ma questi cambiamenti coinvolgono inevitabilmente anche le modalità di ricerca che devono adattarsi alla nuova realtà dei bambini di oggi: non è mai stato facile fare ricerche di mercato su questo target e da sempre è stato necessario adottare strategie, e metodologie specifiche (oltre a rispettare i vincoli del codice deontologico di Esomar), ma oggi si pone il problema di rivederle sia alla luce di come sono cambiate le tappe di sviluppo sia in virtù delle innovazioni delle quali si può giovare la ricerca qualitativa.

Una giovane assistente che ha fatto recentemente da recorder a due gruppi mamme-bambini della fascia materna e a un gruppo di sei scatenati maschi della prima elementare, dopo i primi si è lasciata andare a considerazioni personali (” che teneri… mi viene voglia di fare dei figli”) immediatamente dopo il gruppo dei maschietti delle elementari ha cambiato drasticamente opinione (“non ci penso proprio più”).

Al di la dello specifico episodio, va sottolineato che, se una volta con i bambini della prima elementare si preferiva utilizzare interviste a coppie di amici per superare le timidezze e verso gli adulti e verso coetanei non conosciuti, oggi si tende a intervistare non più di 4 bambini alla volta (quad come li chiamano gli inglesi) e generalmente che non si conoscono fra di loro per evitare che possano alimentare reciprocamente comportamenti competitivi, provocatori e/o di aperta alleanza in contrapposizione con il moderatore del gruppo!!!

Ma per conoscere veramente a fondo atteggiamenti e comportamenti dei bambini sia fra di loro che in relazione ad oggetti, prodotti, media è indispensabile seguirli nel loro ambiente di vita normale: un approccio etnografico digitale basato su foto e filmati di momenti significativi realizzati dai genitori o da adulti che li seguono regolarmente nelle loro attività (insegnati, educatori, allenatori sportivi), eventualmente integrati da interviste in profondità, possono conciliare l’esigenza di una presa diretta con la realtà dei bambini con quella del contenimento dei costi della ricerca. Per non parlare delle capacità di utilizzo della tecnologia da parte dei bambini stessi!