In un mondo come quello attuale, in cui le nuove tecnologie hanno reso tutto più immediato, rapido e in mutamento, è indispensabile, per non restare indietro, imparare ad evolversi e a crescere, rinnovandosi e divenendo sempre più sensibili alle richieste del mercato.
Proprio a proposito di mercato, l’ambito delle ricerche di mercato è stato, negli ultimi anni, protagonista di un’evoluzione che ancora oggi non sembra essersi conclusa: ha aperto le porte al web 2.0, al mondo virtuale e tecnologico che non sostituisce, semplicemente, le metodologie tradizionali, bensì le affianca, le supporta, le rinforza.
Ed è così che a tecniche come i focus group (in cui i limiti temporali costringono il ricercatore ad essere mirato e conciso, lasciando ai compiti, anche quelli creativi, uno spazio limitato) si affiancano i forum online, in cui la dimensione spazio temporale si dilata, lasciando margini di compilazione maggiori e, soprattutto, consentendo al ricercatore di sviluppare attività creative, compiti che stimolino il pensiero divergente, sfruttando al pieno le potenzialità insite dei partecipanti.
La creatività, infatti, è oggi molto apprezzata, richiesta e ricercata dalle aziende, che non delegano al solo dipartimento di marketing la ricerca di soluzioni creative, ma la estendono anche ai consumatori, reali o potenziali, cercando risposte provenienti da un punto di vista differente: non più quello di chi produce, ma quello di chi sta dall’altra parte, davanti agli scaffali, ai negozi, alle pagine web.
I compiti creativi rompono gli schemi usuali che caratterizzano le indagini di mercato, permettendo ai partecipanti di sentirsi più liberi, stimolati e “ingaggiati” anche dal punto di vista emotivo ed motivazionale, con il risultato che partecipano più volentieri alle attività, si divertono e forniscono spunti interessanti di riflessione.
Ecco, allora, che viene dato spazio alla pubblicazione di foto, selfie, filmati, ma anche al racconto di storie, alla simulazione, alla fantasia; per dirlo con una sola parola, viene lasciato spazio alla creatività. Che non si limita più all’utilizzo di strumenti analogici come i differenziali o le ruote dell’esperienza e della relazione, ma sfrutta le potenzialità del web, degli smartphone e delle nuove tecnologie per produrre risposte, risultati e soluzioni.
Recentemente abbiamo condotto una ricerca internazionale, che ha visto coinvolto sia segmenti di popolazione Italiana che segmenti di popolazione Francese: entrambi hanno partecipato ad un forum online, svolgendo delle attività che venivano proposte in due momenti della giornata. A entrambi sono state poste delle domande più “tradizionali”, ma anche dei compiti creativi: interessante notare, ad esempio, che mentre sulle prime domande sono emerse conoscenze abbastanza simili, nei compiti creativi invece si sono evidenziate interessanti differenze. E, non per cadere nel solito cliché della rivalità tra italiani e francesi, ma gli italiani sono risultati estremamente più creativi!
Hanno svolto i compiti con una partecipazione, un’originalità e una carica creativa che non ci saremmo aspettati, mettendo in luce un aspetto che spesso le aziende, specie quelle che operano in più paesi, tendono a dimenticare: esistono delle diversità culturali che emergono nel modo di pensare, di agire, di interpretare la realtà, di cui non è possibile non tenere conto.
In un mondo che è sempre più globalizzato, in cui gli spazi si allargano e i confini si abbattono, non è possibile non considerare il bisogno di rassicurazione da parte dei clienti, che desiderano di un’offerta che sia individualizzata, personalizzata, per utilizzare un termine inglese “tailored”. E risposte di questo tipo passano attraverso la conoscenza dei consumatori e del modo in cui essi visualizzano il prodotto di cui l’azienda è promotrice.
Per conoscere i consumatori, quindi, non bastano le metodologie tradizionali, non è sufficiente chiedere loro di partecipare a una ricerca, porre loro delle domande e ascoltare delle risposte: è indispensabile coinvolgerli, trasformare il loro ruolo da passivo ad attivo, mettendoli alla prova. E si potrà restare piacevolmente stupiti da tutte le informazioni, gli spunti, i suggerimenti che ci forniranno. I compiti creativi sono i migliori per rompere la barriera del “timore di fornire le risposte sbagliate”, per rendere il partecipante alla ricerca il vero protagonista, ma soprattutto per porre in evidenza eventuali differenze culturali nel caso in cui si svolgano delle ricerche internazionali.
Anche se, quando parliamo di creatività, non c’è storia: italians do it better! 😉