Questo Manifesto nasce in un periodo in cui la ricerca qualitativa vive un momento di stallo, ancorata al passato, incapace di cogliere i cambiamenti in atto nella cultura e le nuove opportunità offerte da web, social media e tecnologia. Il contenuto di questo Manifesto è il frutto dell’elaborazione di riflessioni e pensieri generati attraverso alcuni forum online (condotti nel settembre 2013) con i migliori ricercatori qualitativi consulenti dei principali istituti italiani di ricerca.
- La ricerca qualitativa necessita di una rifondazione
- Il web, il mobile e i social-media hanno cambiato la nostra vita
- Sono cambiati i consumatori, le aziende, il marketing, ma la ricerca qualitativa è ferma agli anni ’60
- Il principale limite della ricerca qualitativa oggi è relativo alla qualità
- Servono nuove basi per la relazione tra aziende, istituti e consumatori: benvenuta, co-creazione
- “Content is king” vale anche per la ricerca qualitativa
- E’ necessario che la ricerca divenga vera consulenza di marketing
- Web e social media sono al tempo stesso oggetto e strumento di indagine per la ricerca qualitativa
- Nell’era del web gli strumenti sono a disposizione di tutti: la vera differenza la fanno le persone e la loro capacità di usarli
- Ricerca qualitativa è conoscenza, scoperta, creazione, curiosità
- La qualità di una ricerca dipende dalla chiarezza del brief da parte del committente
- Serve un intenso scambio azienda-ricercatore sin dalla costruzione del progetto di ricerca
- Il workshop come base per la co-creazione, sin dalla fase di briefing
- Una chiara informazione su cosa una ricerca può realisticamente dare evita di “gonfiare gli obiettivi” rendendo la ricerca superficiale e/o non gestibile
- Coinvolgere e in-formare il cliente rispetto a tutte le fasi della ricerca (non solo il brief) lo rende più competente e in grado di formulare obiettivi perseguibili
- Anche il rapporto fra istituto e ricercatori consulenti deve diventare più interattivo, più di partnership, più di collaborazione stretta
- L’istituto può diventare un aggregatore di ricercatori consulenti con competenze differenti per rispondere al meglio a diverse esigenze, metodologie, settori merceologici
- E’ necessario un approccio multidisciplinare, per una consulenza a 360°
- Relazioni strette con chi crea e gestisce la comunicazione: la ricerca qualitativa da semplice valutazione della comunicazione, può diventare anche parte integrante del processo ideativo, generativo e propositivo di un prodotto/brand
- E’ necessario collaborare con agenzie di marketing non convenzionale: la ricerca stessa può essere vista come una azione di marketing e di comunicazione
- Un corretto reperimento degli intervistati contribuisce a determinare la buona riuscita di una ricerca qualitativa
- Il reperimento è un’attività delicata e complessa, da valorizzare, e che necessita di tempi adeguati
- I controlli istituzionali sulla qualità dei reperimenti (Assirm Cerqua) non sono sufficienti a evitare il fenomeno degli “intervistati professionisti”
- L’intervistato professionista è un “camaleonte” che riesce a camuffarsi reinventandosi identità, ruoli, professioni sempre nuovi
- L’intervistato ideale è una persona che oltre a corrispondere ai criteri richiesti (in target) è in grado di dare un contributo propositivo e creativo. I professionisti delle ricerche, purché in target, possono a volte risultare più utili e produttivi di un intervistato “vergine”, ma poco collaborativo
- Un panel di intervistati “smart” accuratamente selezionati e testati può costituire un importante valore aggiunto anche alla ricerca qualitativa
- Alla qualità dei reperimenti può contribuire una circolarità di informazione fra reperitore, direttore di ricerca e cliente
- Un reclutamento direttamente presso il punto vendita garantisce intervistati in target colti “con le mani nel sacchetto”
- Attraverso il web (Skype, forum, WhatsApp) è possibile raggiungere gli intervistati in aree/città non regolarmente utilizzate per i tradizionali field di ricerca qualitativa
- Web e social network non sono oggi adeguatamente sfruttati per le attività di reperimento: Facebook, Twitter e i blog sono gli spazi ideali da cui partire per un reperimento mirato, efficace, con un target spontaneamente collaborativo e motivato a esprimere la propria opinione
- La premessa indispensabile per una buona ricerca sono coinvolgimento e adeguata informazione circa background, obiettivi e scenario forniti a tutti i player di ricerca
- La ricerca ottiene migliori risultati se risulta piacevole per tutti: ricercatori, intervistati e clienti
- Gamification della ricerca qualitativa: sollecitare nei partecipanti, attraverso il gioco, la capacità di generare materiali stimolanti e creativi, rendendo la ricerca più piacevole e coinvolgente
- Relazionarsi con gli intervistati attraverso i media da loro usati abitualmente (smartphone, social media, WhatsApp) garantisce una relazione e risultati “più veri”
- La qualità delle ricerche dipende anche dal saper scegliere: i consulenti più competenti, le metodologie più adatte/innovative, i materiali e gli stimoli più produttivi
- E’ necessario ripensare i focus group, per adattarli ai cambiamenti del contesto culturale attuale e all’evoluzione dei media
- La durata dei focus va limitata: 2 ore come lasso temporale ideale
- La produttività dei gruppi non è proporzionale al numero dei partecipanti: con 6 persone emergono le migliori dinamiche di gruppo
- Il “fantasma del cliente” dietro lo specchio unidirezionale può inibire i partecipanti: a volte è meglio una visione più discreta in remoto o una partecipazione all’interno del gruppo
- Dalle sale gruppi ai “salotti accoglienti” per creare un clima positivo e mettere a proprio agio i partecipanti
- Si alla scelta di location piacevoli e particolari (anche spiagge!) se coerenti con il luogo di consumo e con le caratteristiche del prodotto testato
- Abbinare la ricerca ad un evento garantisce piacevolezza, divertimento e coerenza con il prodotto/marca oggetto dell’evento stesso
- La moderazione dei focus group è spesso eccessivamente standard, rigida, statica: occorrono maggior libertà, dinamismo e “improvvisazione”
- La traccia di discussione deve realmente costituire una fonte di ispirazione, non un rigido percorso con precisi timing prefissati
- Limitiamo i test proiettivi tradizionali e diamo più spazio a stimoli più creativi, anche tramite tablet e tecnologie
- L’arte della moderazione di un focus: un equilibrio fra stimolare e coinvolgere i partecipanti, cogliere e rilanciare i loro contributi inattesi, tenendo sempre presenti gli obiettivi strategici della ricerca
- Ad ogni tipo di ricerca corrisponde un moderatore “giusto” per esperienza specifica, sesso ed età
- Un buon recorder è fondamentale: gli appunti presi al pc costituiscono una base importante per il rapporto del ricercatore
- L’etnografia consiste in una vera partecipazione alla vita della persona, non una fredda osservazione, men che meno una intervista della durata di 3 ore o più
- L’approccio etnografico richiede esperienza, sensibilità, capacità empatica; è dalla sintonia emotiva che derivano i migliori insight di ricerca
- Ogni analisi etnografica deve prevedere un “kit da etnografo”: le registrazioni audio/video devono essere presenti, ma mai invasive
- I forum online costituiscono la principale recente innovazione nel campo della ricerca qualitativa. Ma le loro caratteristiche e il loro utilizzo sono ancora poco conosciuti
- Le piattaforme di interazione asincrona necessitano di codici e regole specifiche: non si tratta semplicemente di “trasporre i focus group in forum”
- Ogni forum deve garantire una user experience ottimale che permetta facilmente di orientarsi fra opzioni, link e pulsanti
- C’è piattaforma e piattaforma: ad esempio non tutte offrono la possibilità di render non visibili le risposte già fornite dagli altri partecipanti eliminando così il bias di influenza reciproca tipico dei focus group
- I forum online devono essere facilmente accessibili in mobilità, da smartphone o tablet
- Le migliori piattaforme per forum online sono quelle costantemente aggiornate, in linea con le nuove esigenze e opportunità fornite da web e social
- Mancano, ad oggi, dei riferimenti precisi e dei paradigmi chiari per definire un forum online, a partire dal nome stesso
- Per un forum online occorrono: 15-20 rispondenti attivi, 3-7 giorni di durata, 2-3 interventi/accessi al giorno. Ogni partecipante deve fornire risposte a tutte le domande
- La partecipazione con nickname tipica dei forum garantisce una maggior sincerità nei commenti soprattutto nel caso di ricerche su temi sensibili
- Nei forum è possibile utilizzare specifici test associativi visivi e stimoli creativi ad hoc in grado di esplorare le associazioni emotive/analogiche
- I forum sono per natura un work in progress: traccia di discussione e obiettivi di ricerca possono essere rivisti in tempo reale
- Vi è una sottostima della complessità di gestione di un forum: richiede al moderatore una presenza attiva e costante, una esperienza specifica nella gestione delle relazioni web e di tutte le attività correlate
- I forum richiedono anche una particolare capacità di analisi e di sintesi data la mole di materiale prodotto, spesso anche multimediale
- Potenzialmente Facebook potrebbe essere un’ottima piattaforma per effettuare forum online se non vi fossero problemi di gestione dati
- Ogni strumento di comunicazione “popular” e diffuso può (anzi deve!) diventare anche strumento di ricerca qualitativa. A cominciare da WhatsApp
- I cosidetti “focus online” basati su piattaforme sincrone sono poco conosciuti e non si sono ancora sviluppati anche per le difficoltà di gestione sia in modalità testuale che verbale
- Skype è l’unica piattaforma usata per effettuare interviste/mini-focus online: ha il vantaggio di essere già conosciuta e diffusa
- Ad oggi, social listening e web monitoring sono appannaggio della sola analisi quantitativa: è il fenomeno dei Big Data
- La rete, il più grande forum online a disposizione di tutti, dovrebbe essere fonte abituale di insight anche per la ricerca qualitativa: dai big data agli smart/small data
- Ogni fieldwork qualitativo trarrebbe vantaggio da una analisi di etnografia digitale relativa al sentiment/buzz online del marchio/prodotto oggetto di ricerca
- E’ possibile anche interagire con gli utenti dei social media/blog effettuando brevi approfondimenti qualitativi online
- L’hashtag, un prezioso strumento per effettuare ricerche mirate online, ancora poco conosciuto e utilizzato
- Vedere con gli occhi del consumatore: oggi è possibile con i video-occhiali, utilissimi nei mystery shopping e per le sessioni etnografiche
- Lo smartphone, uno strumento straordinario di rilevazione qualitativa: diari online, geo-localizzazione, foto, filmati sono solo alcune delle possibili funzioni al servizio della ricerca etnografica anche in mobilità
- Metodologie miste con fasi online e fasi offline costituiscono il nuovo scenario della ricerca qualitativa
- La rigida suddivisione fra qualitative e quantitative può essere superata: non più una al servizio dell’altra, ma un approccio più sinergico
- Tutto inizia dal briefing, una tappa fondamentale per la ricerca qualitativa alla quale dedicare tempo per approfondire adeguatamente le informazioni di scenario/background
- La riunione di debriefing è il cuore della ricerca qualitativa, non un semplice assemblaggio delle varie interviste, ma un confronto approfondito sui “perché” per dare un reale valore aggiunto ai risultati della ricerca
- La rapidità dei mercati e dei tempi moderni rende necessario un approccio sintetico e operativo nella restituzione dei risultati di ricerca
- Inutili i rapporti di ricerca prolissi e corposi: sì a presentazioni sintetiche e “actionable“
- Anche l’organizzazione dei contenuti deve diventare più funzionale: prima i risultati chiave e poi gli eventuali approfondimenti, come di prassi nel mondo anglosassone
- No ai risultati “annacquati” per non contravvenire alle attese del committente
- Anche la modalità di presentazione dei risultati deve adeguarsi: non solo Power Point, ma strumenti più interattivi e multimediali come Prezi anche attraverso condivisioni online
- L’estetica della presentazione è importante a patto che le infografiche e i supporti visivi/grafici siano utili alla comprensione del messaggio
- Il video report rende più immediata, coinvolgente ed efficace l’analisi qualitativa dei risultati di ricerca
- I Ted Talks sono il modello per una presentazione di impatto, innovativa e capace di generare coinvolgimento
- Per completare un percorso co-creativo di ricerca, la presentazione dei risultati può e deve diventare la base di partenza di un workshop (anche creativo) con il committente
- Far partecipare il cliente a tutte le fasi della ricerca permette di limitare il gap di conoscenze e vissuto della ricerca rispetto all’istituto e costituisce una sorta di formazione in itinere
- Aggiornamento e formazione per la ricerca qualitativa sono oggi da ricercarsi più in percorsi extra-ufficiali e “mondi affini” come social media, marketing, tecnologie, neuroscienze
- Essere competente in ogni area non è possibile, ma essere sempre up to date su quanto avviene nei diversi campi aiuta a creare dei team multidisciplinari efficaci e favorisce una cross-fertilization per lo sviluppo di nuovi approcci di ricerca
- L’aggiornamento e la formazioni oggi auspicati non sono di tipo “bottom-up” bensì social-oriented, basati sulla condivisione, fatti direttamente sul campo (formazione esperienziale) sotto supervisione esperta
- Questo stesso Manifesto di Rifondazione della Ricerca Qualitativa costituisce in nuce una formazione sul mondo della ricerca
- Forse nessuno tra i principali istituti di ricerca, in Italia, porta avanti ad oggi le idee espresse dal presente Manifesto
- Condividere è diffondere conoscenza. Share the Manifesto!
Un caloroso ringraziamento a tutti gli psicologi consulenti ricercatori qualitativi che hanno contribuito -con le loro idee espresse nei nostri forum online sulla ricerca qualitativa– alla realizzazione del Manifesto
95 punti, come il Cluetrain Manifesto, cui ci siamo inconsciamente ispirati 😉