valigia del 1979

Ricordo ancora come fosse oggi la mia prima ricerca qualitativa: era il 1979 e sono volato a Bari con una valigia enorme che aprendosi diventava una specie di schermo sul quale mostrare le pubblicità da testare…
Nel tempo il materiale di ricerca si è evoluto, dai VHS ai filmati direttamente sui tuoi device on-line (pc, smartphone, tablet)
Anche il modo di analizzare e presentare i risultati di ricerca ha subito una profonda trasformazione: se prima era premiante un’analisi approfondita di ogni dettaglio con il tentativo di spiegare ogni aspetto attraverso lunghe descrizioni verbali (“tomi di ricerca”), oggi viene privilegiata l’estrema sintesi e l’immediatezza nell’esplicitazione dei contenuti più importanti (“chart graficizzate”).
Per non parlare del tempo a disposizione del fare ricerca: se trent’anni fa era dilatato, “rilassato”, tale da mettere il ricercatore nella condizione migliore di riflettere, pensare, approfondire… oggi i risultati servono per “ieri”, con inevitabili ripensamenti nelle logiche e nei processi di analisi, per i quali la parola d’ordine è ottimizzazione, senza mai tralasciare -però- la qualità (da qui nasce quick research).
Di fatto però per molti anni le metodologie della ricerca qualitativa non sono cambiate: i focus group, le interviste individuali affiancate dalle osservazioni etnografiche hanno sempre costituito gli strumenti di riferimento per il ricercatore motivazionale.
Ma il vero stimolo per il cambiamento è coinciso con gli sviluppi di internet: i social media sono diventati una “realtà” imprescindibile, il web 2.0 ha cambiato le abitudini di una gran parte della popolazione e il marketing ha deciso di destinare circa la metà dei suoi investimenti nel cosiddetto marketing non convenzionale
Ne è derivata la necessità di ridefinire modalità e contenuti della ricerca motivazionale attraverso approcci e soluzioni più aperte, più innovative, più “social”.
 Senza perdere l’anima “qualitative”.
Il decalogo del marketing non convenzionale può suggerire alcune vie:

  • L’utilizzo di mezzi più “virali” e condivisibili per far conoscere i nuovi approcci (blog)
  • Lo spostamento dal focus sulla brand image all’approfondimento del senso delle esperienze e della relazione con il prodotto/la marca (ruote dell’esperienza e della relazione)
  • Un rapporto con le aziende di maggior scambio: dai “prodotti di ricerca” alla co-creazione dei progetti di ricerca
  • Una rivalutazione del web da semplice mezzo (interviste on-line) a oggetto di ricerca (netnografia e etnografia on-line)
  • Una sempre maggior immediatezza negli output di ricerca: dalla sola descrizione analitica della realtà (rapporto scritto) anche alla sua rappresentazione (video-rapporto)

In sostanza si amplia anche il ruolo del ricercatore qualitativo: non più solo esperto del consumatore, ma anche curioso esploratore di nuove vie per fare ricerca

… e il tutto è certamente anche molto stimolante 🙂