Cari ricercatori, vi è mai capitato di vedere un reality show e rendervi conto che il lavoro che fate tutti i giorni è proprio lì, sullo schermo davanti a voi e fa parte del programma stesso?

Beh, dal 7 Ottobre se vi sintonizzate con Lei tv, potrebbe capitarvi di assistere a focus group, profilazione consumatori e via dicendo. Il programma in questione si chiama SuperMarket SuperStar (a questo link trovate il video promo). Il format è semplice: tre concorrenti si sfidano per cercare di realizzare un prodotto alimentare innovativo e diverso da quelli già esistenti che poi sarà venduto nei supermercati americani. Oltre alla parte di preparazione del prodotto in sè, i concorrenti devono tener conto del segmento a cui si stanno rivolgendo, alle loro esigenze, rispetto al packaging, al gusto, al prezzo e quant’altro.

Ecco che si inizia a vedere l’ombra della ricerca quali e quanti. Infatti, in maniera non esplicita, i presentatori fanno notare ai protagonisti della sfida che gusto, sapore, apparenza, pack e prezzo devono essere adeguati al segmento finale a cui è rivolto il loro prodotto. Vengono mostrati alcuni dati, raccolti in passato non al momento, che mostrano il segmento di consumatori e tali dati devono essere consultati e tenuti in considerazione dai concorrenti.

Una volta finito, il prodotto viene fatto testare a effettivi potenziali clienti. Ecco che entra in campo il focus group, il caro vecchio focus group. Si tratta di un vero e proprio focus group televisivo, con tanto di specchio bidirezionale e moderatore. I consumatori, ogni volta profilati in maniera adeguata, provano, assaggiano e testano il prodotto; è presente un moderatore che cerca di far esplicitare emozioni, reazioni e sensazioni che vengono suscitate dai vari prodotti, e dietro lo specchio bidirezionale sono appostati i giudici/ricercatori del programma, che assistono al focus group.

Nonostante la ricerca qualitativa non sia il fulcro del programma, è lo stesso una parte di esso che non può non esserci, è un accessorio necessario a rendere reale e concreto il tutto.

Co-creazione del prodotto ancora una volta protagonista, dopo “Nel Mulino che Vorrei” e “Amadori Peopoll” (che hanno chiesto al consumatore di partecipare al miglioramento del brand) ecco che arriva sul piccolo schermo la collaborazione tra concorrenti televisivi e GDO.

Vi lasciamo con una piccola provocazione: è il canto del cigno Focus Group che si presta a lasciare spazio alle nuove metodologie (forum online, chat etc) oppure una nuova era che si apre per questo vecchio protagonista delle ricerche?