Si dice in giro che i focus group sono morti! Ma sarà poi vero? Noi di social qualitative pensiamo che c’è ancora una possibilità per tirarli fuori dalla bara e dargli nuova vita, nuova aria… e la possibilità di stupirci ancora! Voi che da anni utilizzate i soliti focus e non vi sembra possano stupire ancora con effettui speciali e con grandi novità, vi starete giustamente chiedendo come??
Beh, vi sveliamo un segreto, basta stare attenti e seguire un paio di accortezze che ci hanno suggerito i ricercatori che hanno partecipato ai forum online a settembre!
Innanzitutto per far resuscitare i focus è necessario adattare e sviluppare ad hoc vari aspetti: durata, numero dei partecipanti, location, stile di conduzione, strumenti e materiali stimolo vanno adattati ai cambiamenti del contesto culturale nel quale viviamo e dell’evoluzione dei media!
Pensate per esempio alla durata media di un gruppo: 2 ore e mezza. Si dice che un adulto possa mantenere l’attenzione per un massimo 45 minuti prima di dover fare una pausa, e questo è il caso di un adulto con particolare facoltà di concentrazione. Quindi cosa pensate che facciano gli intervistati dopo 45 minuti di focus? Dove pensate che va la loro mente a quel punto del gruppo? E il moderatore?
Il numero di partecipanti è poi un altro aspetto da tener sotto controllo. Anche nei focus vale il detto “Il troppo stroppia” o per dirla all’inglese “Less is more”. Un numero elevato di persone non è sempre positivo, ci sono gruppi, troppo spesso, in cui la quantità non vale la qualità degli stimoli emersi. Limitando il numero di persone si rischia meno il fenomeno della prevaricazione dei leader e si favorisce una partecipazione più equilibrata da parte di tutti, rendendo possibile un miglior approfondimento.