Wave è il più grande e il più longevo studio sui social media del mondo, gestito e prodotto da Universal McCann, global media company. Questo studio copre 65 paesi e rappresenta le opinioni, le esigenze e i comportamenti di più di un miliardo di utenti di internet e dei social media più influenti del mondo.

Il 12 febbraio Universal McCann Italy ha pubblicato i risultati del l’ottava edizione dello studio che quest’anno ha cercato di rispondere alla domanda: quali sono le reali motivazioni dei consumatori alla condivisione di contenuti online?

Wave 8 – The Language of Content – ha mostrato quali sono le caratteristiche che i contenuti dovrebbero avere per riuscire ad accrescere il valore di scambio e  quindi essere condivise, essere efficaci all’interno di una strategia di marketing online, focalizzandosi non tanto su come le cose stiano cambiando, ma sul perché.

Glen Parker, Head of IPG Mediabrands Marketing Sciences G14 e autore della ricerca, ha spiegato che ormai siamo sopraffatti dai contenuti, tanto che non abbiamo più tempo per leggerli tutti, come può quindi emergere dalla massa e far si che il contenuto venga letto? Abbiamo pensato finora che i contenuti devono essere divertenti e piacevoli per essere condivisi e apprezzati, ma Wave 8 ribalta leggermente questa convinzione e ci mostra come la motivazione alla condivisione cambi sensibilmente all’interno di categorie di utenti differenti e di diversi mercati.maslow

Si arriva quindi a parlare del concetto di bisogno:  il successo di un contenuto non sta in cosa dice, ma in come quello che dice può essere utilizzato; ovvero “Il mio articolo, il mio video, il mio post su Facebook soddisfano un bisogno?” A questo proposito possiamo dire che esista una correlazione fra la piramide di Maslow e i social media.

DIVERSE NAZIONALITA’, DIVERSI BISOGNI

Dallo studio è emerso che gli italiani condividono più di Francia, Germania, Regno Unito e Spagna, e che utilizzano i social network soprattutto per soddisfare il bisogno di relazione. Siamo emozionalmente legati alle cose che condividiamo e al momento della condivisione cerchiamo riconoscimento. Più dei nostri colleghi europei, ci sentiamo felici quando riceviamo feedback positivi, e ci sentiamo tristi – “molto tristi” – specifica Glen – se veniamo ignorati o bloccati.

ASPETTI SOCIALI NELLA CONDIVISIONE

Solo l’11% degli intervistati considera “qualcosa che esprime il suo punto di vista” come un contento di valore, ma il 22% dichiara di voler condividere lo stesso contenuto con altri, entra quindi in gioco l’aspetto sociale di accettazione, di appartenenza che fa parte del meccanismo di condivisione online.

L’utilizzo dei social media sta maturando poiché le persone si stanno rendendo conto del loro potenziale per un miglioramento personale. Il 19% degli intervistati ha dichiarato di pensare ai social media come ad uno strumento per fare soldi (contro il 13% del 2014).mercurius_social_blog2

SMARTPHONE COME STRUMENTO PIU’ UTILIZZATO PER CONDIVIDERE

Qual è l’oggetto che tutti utilizziamo più spesso durante la giornata? Ovviamente lo smartphhone, oggi la penetrazione degli smartphone arriva al 61% sulla popolazione italiana (Nielsen 29-09-14)! Non deve sorprendere che quindi stia diventando lo strumento principale di comunicazione e condivisione.

PROBLEMI PER LE AZIENDE

Durante a presentazione di Wave 8 ha parlato Eric Weaver, chief social officer di IPG Mediabrands, che ha cercato di spiegare quali sono i tre problemi principali che le aziende oggi devono affrontare per quanto riguarda il content marketing:

1. Troppo content! Ogni volta che aggiorniamo il flusso di notizie di Facebook o Twitter o altri social compaiono 1500 nuovi post. Come faccio a rendere il mio contenuto visibile ai miei fan?

2. Le paid social ad non sono più una scelta, ma un obbligo. Se nel 2008 si parlava di engagement e nel 2012 di content, questo è l’anno delle ads.

3. È difficile misurare quanto valgano like, retweet e share. Il 47% delle aziende ha rinunciato a misurare il ROI.

La nuova metrica di cui le aziende hanno bisogno è l’earned media value. Solo giustificando le spese in adv il social media manager può sedersi al tavolo del budget.