Il mondo delle ricerche qualitative è anche fatto di mode. Focus group e colloqui individuali si alternano come “trend principale”, tempo fa era il momento dell’etnografia, oggi è certamente la fase dello storytelling (per altro, non solo nel nostro settore!).

Ma cosa significa esattamente storytelling, e quale tipo di vantaggi può portare tale approccio alla ricerca?

Da sempre la ricerca qualitativa si è occupata dei perché, del comportamento e degli atteggiamenti dei consumatori… dunque quale forma migliore del raccontare le storie per analizzare in profondità il percepito e il vissuto del consumatore? Da sempre, il verbatim che ha più valore/spessore è quello che rimanda a una storia, a un preciso momento raccontato e sviscerato anche a livello di emozioni e sensazioni provate… dunque lo storytelling è in parte per natura già”dentro” l’analisi qualitativa.

Ricostruire e raccontare un momento, un aneddoto, un preciso istante in cui vi è stata la relazione con la marca, con il prodotto o comunque con l’oggetto di indagine aiuta ad ottenere un insight di maggiore valore. Per questo motivo, da tempo, in social-qualitative abbiamo ideato gli Story Telling Insights,  un approccio dedicato (cliccare qui per saperne di più), una tecnica creativa di conduzione di forum online e sessioni offline (sia focus group che colloqui individuali) che permette di andare maggiormente a fondo nei racconti e nelle relative interpretazioni.

Da tempo (come ad esempio documentato in questo post) ci siamo resi conto di come sia importante essere ascoltati e -per i partecipanti alle interviste- ricevere un feedback in real time circa il dichiarato. Ma ci stiamo sempre più accorgendo di come i forum online siano anche lo spazio ideale per un approccio qualitativo basato sullo storytelling… non è certamente il libro la forma più “vera” e tradizionale di racconto di storie? Dunque il testo scritto favorisce la narrazione, come confermano i lunghissimi post (e molto profondi, da un punto di vista qualitativo!) che hanno fatto parte di uno dei nostri ultimi lavori (qui sotto un paio di esempi).

 

«…dopo un breve attimo di silenzio lui le fece la proposta e lei con quegli occhi luminosi accettò senza parlare.

Si diressero verso la dimora dell’artista, lei nella sua camminata impacciata si dimostrava sicura di sé. Arrivati a destinazione, Gemito aprì la porta e all’improvviso con una folata di vento volarono in faccia alla zingara ciò che rimaneva dei suoi disegni strappati in mille pezzi in un momento di ira. La casa non aveva un bell’aspetto, disordine un po’ dovunque, colori sparsi e abiti sul letto. Per la zingara abituata a vivere per la strada entrare in quella casa caotica, disordinata e sporca le sembrò bellissima. Lei si rifiutava di parlare e lui si arrese dopo poco, cosi iniziò a dipingerla e a poco poco scopriva particolari del corpo e del viso sempre più interessanti che lo spingevano ogni giorno a voler cogliere quell’alone di mistero che quella donna emanava. Più passavano i giorni e più una montagna di disegni strappati si accumulava sul pavimento della casa.

Nessun disegno sembrava cogliere la bellezza della zingara, quel luccichio negli occhi e quella bocca schiusa. Un giorno Gemito scese, come ogni mattina, per comprare un pacchetto di sigarette. Al suo ritorno la casa sembrava vuota, senza anima, non ci mise molto a realizzare che la zingara se ne era andata via… Preso dalla rabbia incomincia a disegnare freneticamente e senza sosta su un foglio, senza rendersene conto la sua mano ritrae il volto della zingara come non era mai riuscito a fare. E Solo allora guardando la sua opera un amaro sorriso percorse il suo viso.»

screenshot_7884

“Profumo, ecco profumo, questa è la sensazione che mi manca di più. Quando potevo muovermi adoravo correre tra i campi fioriti, adoravo gli alberi gemmati e in fiore…quanto mi manca!

Il sole era bello, come belle erano le farfalle, le inseguivo all’aria aperta mentre gli usignoli cantavano le melodie più soavi. Quanto mi manca tutto questo.

Dopo l’inverno i ruscelli gelati iniziano a scorrere di nuovo e una leggera brezza mi passava tra i capelli biondi.

Ora che sono qui, dentro al palazzo non posso fare più nulla, non posso muovermi, non posso correre, non vedo più il sole, non sento più i profumi…

L’unica consolazione che mi è stata concessa sono delle piccole rose in mano, ma sono delle rose di marmo, delle rose che non profumano, che tristezza.

Sono costretta a sorridere ogni giorno, accolgo ogni nobiluomo che entra nel palazzo e deve andare ad ascoltare i più bravi musicisti nel salone della musica, anche io vorrei andare e mettermi a danzare in mezzo alla gente, libera…ma non posso.

Io invece, tutto sommato non sono così triste. Certo, mi manca il tepore estivo del sole, mi mancano i campi di grano, mi manca la sabbia tra i piedi. Ecco sì, la cosa che mi manca di più è la sabbia tra i piedi, la sabbia fine del mare.

Ma infine sto bene. Nelle giornate più belle il sole più caldo passa dalla porta infondo alle scale e i suoi raggi mi colpiscono, mi sembra quasi di sentire il tepore sulla mia pelle ormai di marmo. Mi sento viva quando succede, mi sento rinascere.

Con le spighe che ho in mano stavo andando al mulino per farne farina e trasformarla poi in pane, ero lungo la strada, stavo guardando il fiume, quando piano piano sono diventata rigida, fredda, grigia. Avevo paura. Poi mi sono ritrovata qui, insieme ad altre tre statue, e non è male.

Mi divertivo ad osservare le signore con dei buffissimi cappelli, che, salendo le scale, inciampavano nei loro enormi vestiti… che risate!

Ora vedo solo tanti ragazzi e gente normale, ma anche loro ogni tanto inciampano!

Pff, che fastidio, la gente che passa, mi guarda… non mi piace, mi sento osservato.

Era decisamente più bello quando potevo muovermi e andare dove volevo.

Quando era il momento andavo di nascosto nei vitigni a rubare l’uva ormai matura, appena prima che i contadini la raccogliessero. Se poi mi vedevano, iniziavo a correre, più forte che potevo, e loro mi inseguivano, che risate. Sono sempre riuscito a scappare! Appena seminati mi distendevo sulle foglie a terra e aspettavo il mio piccolo amico per mangiare assieme l’uva appena rubata. Povero satiro, anche lui ora è qui con me, eravamo assieme quando è iniziata la metamorfosi, stavamo assaggiando il succo dell’uva del contadino che aveva i campi appena fuori dal bosco, era l’uva migliore.

Che nostalgia, ora invece devo stare qui a sentirsi dire ”sempre il solito ubriacone”, ”ahahah guardalo, mezzo nudo e ubriaco”. Se sapessero davvero chi ero!

Sempre a lamentarsi. Voi tre siete sempre a lamentarvi. Finitela!

Ormai siamo qui da secoli e il nostro destino è quello di durare per sempre, di rendere questa scala un’opera d’arte e non una semplice scala.

Certo, anche a me mancano i fiocchi di neve freddi che scendono, lenti, spinti dal vento e si poggiano sui guanti caldi e si sciolgono subito. Mi manca certamente vedere i miei nipoti pattinare sul lago ghiacciato, sembravano quasi un carillon, ma ormai siamo qui.

Guardate lo stupore della gente che sale le scale e ci incontra, sono entusiasti nel vederci, siamo i guardiani del palazzo, questo è il nostro compito, per sempre!”

screenshot_7888